
Anche i registi mangiano limoni
Sbattuto dalla vita sul lettino di un fisioterapista dopo il solito infortunio al ginocchio destro, un film-maker non riesce a spiegare come mai a quarant’anni ha fatto un solo film e cerca di ripercorrere la sua esperienza alla ricerca di un motivo valido per cui tutti i suoi soggetti, immaginati, scritti o solo abbozzati, siano rimasti chiusi nella sua testa. Comincia così un viaggio nel passato che diventa un viaggio nella coscienza, dove ritrova le sue ossessioni, le sue frustrazioni, i suoi primi amori e i suoi fallimenti, tutti progressivamente trasferiti nella scrittura, dove realtà e fantasia si intrecciano senza soluzione di continuità, filtrati però dall’ironia e dal senso del grottesco. Cinema e creatività, vita vissuta e sogni, drammi quotidiani e tragedie storiche si mescolano come sulla tavolozza di un pittore, a comporre un caleidoscopio di colori e pensieri che riflettono la formazione di un’anima.
Dopo l’ennesimo infortunio subito durante una partita di calcio nella piazza del suo piccolo paesino dell’Irpinia, sdraiato sul lettino di un fisioterapista per il solito problema al ginocchio destro,un film-maker cerca, seduta dopo seduta, di trovare una risposta al perché a quarant’anni ha realizzato un solo film. In questa cornice si sviluppa il suo resoconto mentale, che lo porta a ripercorrere tutte le tappe della sua formazione, della sua vita e della sua esperienza professionale. Con ironia malinconica, ricorda le prime pagine dei suoi racconti brevi, i suoi maestri, i suoi primi amori e le sue ossessioni. Cosa spinge una persona a scrivere o a girare film invece di fare un lavoro “normale”? È quello che si chiede il protagonista, senza trovare una risposta. Tutti i suoi soggetti cinematografici, in cui ha in parte trasferito pezzi della sua vita o delle sue ossessioni o fantasie, riempiono la “valigia” che si porta sempre dietro, ormai da anni, nelle sue grottesche vicissitudini a Bologna come a Roma. Il fisioterapista diventa un vero e proprio antagonista, che rispecchia tutte le richieste e le aspirazioni della classe media e che sembra deridere la sua vita. Rispondere alla sua domanda o ammazzarlo sono pensieri che rimbalzano nella testa del protagonista, che vede scorrere come in un film tutti i racconti per il cinema che non ha potuto realizzare. In una lotta contro il tempo, prima dell’ultima seduta, il regista dovrà trovare una risposta dentro di sé che lo porti infine ad accettare lo stato delle cose e ricominciare a vivere.
Note: Federico Di Cicilia
Il motivo principale che mi ha spinto a scrivere e a decidere di pubblicare questo libro è di natura strettamente pratica: non ho una mansarda. Avevo una serie di file che riempivano la memoria del mio computer, scatoloni di appunti, mezze sceneggiature e ritagli di giornale consumati dal tempo che occupavano ormai troppo spazio. Un libro, invece, è molto più piccolo e può essere utile per una serie di cose. Si può usare come soprammobile, se la copertina è colorata; si può regalare – ricordandosi prima di creare quell’alone di mistero intorno all’autore per arricchirne il fascino – può servire da contrappeso nelle piccole faccende domestiche, e può addirittura essere letto, magari non tutto e magari non subito. In ogni caso, è una piccola forma di investimento soggetta come tale ai rischi del mercato. Sono sicuro che saprete trovare la collocazione giusta a questo libro che è assolutamente vietato ai possessori di mansarde.
